- On 12 Dic 2016
- By admin_itinerariddocca
- Tags marco pili,murats,samugheo
Impressioni – Mostra a Samugheo
Il Comune di Samugheo e il MURATS – Museo Unico Regionale dell’Arte Tessile Sarda, presentano la mostra “IMPRESSIONI” che si terrà nella sede museale dal 16.12.2016 al 26.02.2017
Il MURATS – Museo Unico Regionale dell’Arte Tessila Sarda di Samugheo, chiude la programmazione annuale con la Mostra “IMPRESSIONI”, l’inedito percorso studiato per creare un intenso e suggestivo dialogo tra l’antica manifattura tessile e l’arte contemporanea.
L’allestimento, che si sviluppa attraverso le sale dislocate nel piano terra della struttura museale, pone in luce raffinate e sensibili assonanze tra i pezzi della collezione permanente e venti tele realizzate dall’artista Marco Pili, selezionate tra le circa cento opere della serie “Ordius”, un originale progetto avviato nel 2015 e ancora in divenire, nato dalla particolare combinazione di materie e tecniche artistiche differenti. Ricercati découpage polimaterici incontrano décollage tessili e linguaggi pittorici astratti, per dar forma ad opere dalla straordinaria forza evocativa, che si configurano come trait-d’union tra la pittura, la tessitura e la fiber-art.
Le tele dell’artista di Nurachi, colpiscono per la straordinaria decostruzione strutturale e rielaborazione dei tessuti impiegati per imprimere sulla tela rilievi di fili, trame e ordito.
La mostra verrà inaugurata il 16 Dicembre alle ore 19:00 presso la sala convegni del Museo, alla presenza del Sindaco di Samugheo Antonello Demelas, del Direttore del MURATS Baingio Cuccu e dell’artista e sarà visitabile fino al 26 Febbraio 2017.
Impressioni è un atto, un effetto, un’impronta, un processo artistico materico di trasformazione, di elementi tessili che si fanno pittura, di pittura che si fa filo, trama, ordito. Impressioni sono opere nate da gesti forti e decisi, scaricati con intensità sulla tela, che celano sofisticati concetti di contrasto e armonia.
L’artista costringe le stoffe ad esprimersi, a rivelarsi in maniera nuova, imprevista, assolutamente irripetibile. La tela si appropria dell’anima tessile, che emerge rinnovata dalla superficie. Con la serie “Ordius”, Marco Pili si rapporta a tecniche di manipolazione, assemblaggio e combustione, che conducono alla dissoluzione della forma.
Alla dicotomia terra-colore tipica della sua precedente produzione, aggiunge l’elemento tessile, che diventa significante dell’opera; lavora pigmenti e resine, rimodula la superficie per creare irregolari bassorilievi. Sottrae a tappeti, coperte logore e vecchi lacerti di tessuto destinati al macero, l’originario valore di manufatto artigianale, per infondergli nuova vita, rinnovata autonomia.
L’intervento artistico avviene dunque su oggetti vissuti e consunti, capaci di trasmettere memorie passate, di far riflettere sugli effetti dell’uso e del tempo, sull’atto manuale di chi li ha realizzati. Ciò che fu, adesso è altro, è altrove. Pili dipinge con il fuoco, realizza découpage polimaterici, “décollage” tessili, crea contaminazioni e influenze reciproche per dar forma ad esiti di estrema raffinatezza, capaci di sovrapporre polveri, pigmenti, rilievi e abrasioni, di fondere segno tessile e pittorico, in un nuovo, inedito ed armonioso dialogo.
Tra i pezzi in mostra l’incredibile ed intenso monocromo blu, di recentissima produzione, figlio di un complesso processo artistico che miscela sapientemente progettualità e casualità, resina e pigmenti, mano dell’artista e autonomia della materia.
Marco Pili, classe 1959, vive e lavora a Nurachi, il piccolo paese immerso nel paesaggio del Sinis, da cui trae ispirazione e a cui dedica molte opere della propria produzione. Allievo di Antonio Amore, studia presso l’Istituto Statale d’Arte di Oristano, dove consegue il diploma nel 1977. Sei anni dopo, nel 1983, avvia la propria attività artistica: inizialmente realizza opere pittoriche figurative, genere che ben presto abbandona per approfondire la propria personale ricerca sull’astrattismo.
Nascono le prime combinazioni di elementi pittorici e materici: sabbie, sostanze vegetali e resine sintetiche, sangue animale e pane carasau, ogni cosa viene rimodellata e rielaborata dalle mani dell’artista, per ottenere tele dalla superficie plastica, capaci di evidenziare le qualità espressive delle materie impiegate. L’indagine di Pili percorre il sentiero tracciato da Alberto Burri, il materialismo è infatti strumento e testimone della stratificata e multiforme realtà che lo circonda e di cui l’artista si fa portavoce.
La ricerca cresce, matura, acquisisce ulteriore complessità con l’introduzione di nuove materie e differenti strumenti artistici: compaiono il fuoco e i tessuti, nascono le prime combustioni e i décollage tessili che oggi trovano dimora naturale nel Museo Unico Regionale dell’Arte Tessile Sarda, tra i pezzi della collezione storica di cui le opere di Marco Pili, rappresentano una nuova, incredibile evoluzione artistica.